IRAQ, L'ANTICA BABILONIA

"Le mille e ima notte", dal titolo originale hi arabo: alf latta wa latta, è indubbiamente il classico della letteratura orientale più famoso e conosciuto in assoluto.
Alcuni personaggi che animano le favole raccontate dalla principessa Shahrazàd fanno patte dell'immaginario di tanti bambini del mondo, come Ali Babà e i quaranta ladroni o Aladino con la sua lampada magica o ancora i viaggi di Sindbad il marinaio.
Purtroppo la realtà è ben diversa, dove il mondo vellutato delle fiabe si contrappone con la cruda realtà di povertà e miseria, che gran parte della popolazione irachena è costretta a sopportare.
Il potere di Saddam Hussein ha decisamente impoverito ulteriormente le genti irachene, mantenendole anche in quell'ignoranza tipica dei regimi ferrei.
Non solo, pensavamo che le pazzie razziali di Hitler avessero sconvolto l'homo sapiens dei giorni nostri.
Ebbene non é così, Saddam si è spinto oltre, obbligando una piccola parte di popolazione a congiungersi carnalmente fra consanguigni, al fine di poter sperimentare con i suoi scienziati e presso
la sua clinica privata più evoluta al mondo, la razza perfetta.
Tralasciando le sconvolgenti verità giungiamo all'ambiente, al clima iracheno, per molti versi ostile a causa della siccità, della scarsità d'acqua prevalentemente aì sud la cui conseguenza logica si
ripercuote sulle coltivazioni e sul vivere quotidiano.
Proprio lì ì nostri carabinieri, i nostri militari sono stati ricliiesti per portare conforto di civiltà e di aiuti umanitari e tanto altro non meno importante.
La missione di Pace "Antica Babilonia" ha avuto inizio nel maggio 2003, subito dopo il conflitto armato delle forze della coalizione atlantica; conflitto peraltro mai concluso.
L'impatto è duro, per certi versi cruento, il nostro vivere è totalmente diverso dal loro, anche se Ì meccanismi della vita sono gli stessi, gli affetti, gli amori, nulla cambia in questo senso, cambia solo le modalità espressive, magari con metodi sotterfugi per non contrariare le storture di una religione che nei principi non si discosta dalla religione cristiana o da altre religioni.
La loro società è simile alla nostra solo nelle grosse città, ma inori da esse si fonda su tribù guidate da Sceicchi che governano e decidono tutto.
Ed anche in questa differenza se ne cela una ulteriore, il kùfiyyà* ossia il chefia come lo chiamiamo noi; le diversità di colore distinguono le provenienze, il bianco e nero segnalano una appartenenza di origine Palestinese e rappresenta anche il dominio locale, il rosso e il bianco indica
una sorta di militanza a movimenti di origine marxista palestinese ma indica altresì le genti nomadi che non hanno radici prettamente locali.
Ma la cosa che più si percepisce al dì fuori delle grandi città è l'arretratezza, il calendario iracheno è fermo intorno al 1400 d.C. rispetto alla nostra era.
An Nassiriyah, quasi divisa in due da un grande e mistico fiume, l'Eufrate, che ha diviso anche le basi italiane dei Carabinieri.
Si, proprio così, le due basi erano vicine ma nel loro mezzo scorreva questo grande fiume pieno di storia proprio come il gemeUo del centro-nord, il Tigri.
Strano, in una zona così arida scorre un grande fiume, normalmente portatore di vita.
Questa ricchezza il regime l'aveva individuata, ricchezza che divenne punizione per la popolazione sciita di quella zona, contrapposta per ragioni storiche all'ideologia sunnita dei regime
stesso.
Per inginocchiare definitivamente la popolazione, il regime deviò il corso del fiume e convogliò tutta l'energia della centrale elettrica più grossa della modesta cittadina su Baghdad.
In tutto questo si aggiunge la componente estremista islamica, che in nome di una guerra santa concorre a peggiorare le condizioni di vita locali.
L'analisi della situazione fornisce un quadro abbastanza chiaro ai componenti della missione "Antica Babilonia", che senza esitazioni concorrono a portare sicurezza e tranquillità a chi non ne ha
più da tempo.
Spesso nei dibattiti ho sentito chiedere se quella missione era necessaria o comunque importante, non percependo risposte adeguatamente chiarificatrici.
Riflettendo un pochino ho iniziato ad analizzare alcuni aspetti che peraltro la storia ci riporta e ci insegna.
Forse i nostri carabinieri e nostri militari erano lì per portare aiuti?
I loro compiti erano anche quelli di smorzare ed annientale violenze e sopprusi di regime? Le loro capacità di mediazione erano così importanti?
Tutto giusto, ma altro aspetto non meno importante è ed è stata la raccolta delle informazioni dirette al nostro paese.
Pochi sanno che nei teatri operativi in tutto il mondo, le nostre forze vengono inviate non per fare la guerra, bensì per attingere preziosissime informazioni che saranno necessarie per la
salvaguardia del nostro amato paese.
Molti la storia l'hanno già dimenticata.
Nel passato non molto recente, si stava trincerati nei nostri confini e quando qualcuno dall'esterno ci attaccava, cadevamo dalle nuvole perché non capivamo da dove e da chi giungeva la minaccia.
La globalizzazione non è solo il luccichio delle nostre vite in patria, colme di agiatezza, ma anche forme di terrorismo di ogni genere, che si organizzano altrove per attaccare quanto più di
scomodo vi possa essere nel mondo, in nome, troppo spesso, dell'ideologìa religiosa.
Non mi soffermo sull'aspetto delle armi di distruzioni di massa, non sapremo mai la verità o forse qualcuno la verità la conosce ma non può esprimerla.
Quello che conta sono ì fatti.
Ho avuto la fortuna dì conoscere le realtà di quel sfortunato paese grazie a racconti vissuti; racconti che descrivono le difficoltà e la miseria in cui versa quella povera gente.
Quei bambini senza futuro che chiedevano ripetutamente al passaggio dei nostri connazionali: "Mister Water".
Oppure le difficoltà nella distribuzione degli aiuti umanitari, che dovevano forzatamente essere ostaggio del volere degli sceicchi, per non destabilizzare o peggiorare gli equilibri locali.
Uno dei loro compiti fondamentali era anche quello di ridare nuovamente una fiducia alle istituzioni, per mezzo dell'addestramento di coloro che devono fare rispettare la legge del posto.
I cittadini di An Nassiriyah hanno voluto bene ai nostri italiani, hanno imparato a stimarli e a rispettarli, peccato che in mezzo a loro si nascondevano le frange di Al Qaida, pronte a destabilizzare i pochi, con i motivi più svariati e con promesse assurde.
Ciò che conta però è che lo sforzo ed il sacrificio dei nostri fratelli italiani non è stato vano, hanno lasciato un'impronta che neirimmediato difficilmente verrà percepita, ma col trascorrere del
tempo farà germogliare quella voglia di vivere, tipica dell'essere umano.
Grazie Zio, Imi donato la tua vita agli ideali più alti in cui credevi, l'amore per il prossimo e l'amore per la nostra amata "Patria".